LO STEMMA NOBILIARE FRA LA BIANCHERIA STESA
E IL MOCIO PENZOLANTE
Ma anche del prospetto laterale che ricade in via Principe di San Giuseppe in cui, di fronte al palazzo, si può ammirare una torre d'acqua fra le più particolari della città.
Foto Stefania Garifo Lapa
Le origini di questo storico palazzo risalgono al XIV secolo, quando era di proprietà della famiglia Chiaramonte. In seguito passò nelle mani di altri proprietari compresi i Bologna, nel 1615, che lo rimaneggiarono. Fu concesso in locazione, sempre in quell'anno, alle suore della Visitazione di Maria dell’Ordine di San Francesco di Sales che ne fecero un monastero. Nel settecento la proprietà fu trasferita alla famiglia Barlotta, principi di San Giuseppe. Ma nel secolo successivo, con dei nuovi proprietari, fu suddiviso in appartamenti.
L'edificio è vasto ed imponente e si eleva su tre piani nei quali, già esternamente, si possono notare le varie stratificazioni temporali degli stili architettonici. Internamente possiede tuttora dei soffitti lignei seicenteschi, percepibili dai tetti a botte. Nella griglia metallica che sovrasta l'ingresso principale sono forgiate le iniziali della famiglia principesca da cui prende il nome.
Entrando nel passo carrajo si rimane stupiti dalla presenza delle antiche basole, purtroppo in cattive condizioni. Esiste perfino una costruzione d'epoca in legno destinata alla portineria.
Ma ciò che suscita davvero uno sdegnato stupore è lo stemma marmoreo dei principi di San Giuseppe, collocato sul balcone del primo piano tra i fili della biancheria sciorinata dagli attuali residenti.
A sinistra, adiacente al cortile, si trova un corridoio sulla cui parete è ancora affissa una targa, con una freccia incisa in direzione del secondo cortile, che reca il nome LUX FILM. Infatti il palazzo, nei primi anni sessanta del secolo scorso, ospitò la sede della famosa casa cinematografica (ormai non più esistente, perché incorporata nel 1998 con la Cristaldi Film), la quale in quel periodo produsse il film "Salvatore Giuliano" di Francesco Rosi.
A novembre del 2018 era stata ufficializzata la notizia che il palazzo rientrava fra i progetti di recupero degli edifici del centro storico, finanziati dai fondi relativi all'ultimo bando della Legge regionale 25 del 1993. Ma il tempo trascorre e lo storico palazzo, con il suo stemma nobiliare fra la biancheria stesa e un mocio penzolante, rimane in trepida aspettativa.
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