IL CARITATEVOLE CULTO DELLA MADONNA DEGLI ANNEGATI
(MARIA ANNIATA)
A volte si transita davanti ad un monumento senza conoscerne la storia e senza quindi rendersi conto di quanto possa essere antico, magari anche di diversi secoli. In via Rocco Pirri, nei paraggi della Stazione centrale, si innalza la chiesa di Maria SS. dei Naufraghi o di S. Maria "anniata" (degli annegati), come viene chiamata dai residenti.
La sua fondazione risale probabilmente a tempi precedenti al 1493 in cui il suo nome, originariamente "San Cristoforo", appare per la prima volta nel "rollo dei tonni": un catalogo nel quale si elencavano le chiese che beneficiavano di tonni dalle tonnare palermitane. Inizialmente appartenne alla famiglia Bisso che in seguito la diede in concessione all'Unione dei Birri (Ministri di Giustizia).
Nel 1628, come raccontò il marchese di Villabianca nella sua settecentesca opera "Palermo d'oggigiorno", passò ai padri Agostiniani Riformati della Congregazione di Centorbi, che la intitolarono alla Madonna della Purificazione della Candelora, altresì detta "della Provvidenza", unendovi un piccolo convento. Essi, insieme ai padri Riformati della Congregazione di S. Adriano, nel 1663 si trasferirono nella chiesa di S. Agata la Pedata, ancora esistente in via del Vespro, e vi costruirono il loro attiguo convento.
Una volta abbandonato dagli Agostiniani, nel 1733 il complesso della nostra chiesetta suburbana e del suo convento fu ristrutturato, per divenire un ospizio dedicato all'accoglienza dei poveri: il famoso "Serraglio". Il Mongitore descrisse l'episodio nei suoi diari: "A 23 febbraio 1733. Essendosi fondato l'albergo dei poveri fuori la porta di Termine, coll'opera dè deputati, che fervidamente si affaticarono per la fondazione, in questo giorno, vestiti a spese dell'opera, fecero l'ingresso privato a truppe".
Successivamente, il giorno 8 agosto del 1772, i poveri furono trasferiti in processione solenne nell'appena inaugurato e ben più vasto Albergo dei Poveri di Corso Calatafimi. La costruzione del Serraglio venne quindi destinata ad usi diversi con il nome di "Serraglio vecchio", per poi essere definitivamente abbattuta alla fine dell'Ottocento.
Differente e di certo migliore fu invece il destino della chiesa, in quanto già dal 1743 vi si seppellivano i corpi dei naufragati, per volere del Senato di Palermo.
Parzialmente danneggiato da un bombardamento del 1943, il tempio fu poi restaurato dotandolo di un campanile più elevato rispetto a quello originario e tinteggiando il suo antico prospetto in pietra da taglio.
Internamente la chiesa è ben illuminata grazie alle alte aperture e sull'altare è posto un dipinto di Maria Vergine che trae in salvo dei naufraghi.
Appena entrati, in una cappella sulla destra è conservato un complesso scultoreo ad opera di Gaetano La Rizza (Palermo 1848-1905) rappresentante la Madonna che appare ai naufraghi, annualmente portato in processione nell'occasione della festa che si celebra alla fine del mese di settembre.
Alle pareti, due antichi quadri raffiguranti l'uno la Sacra Famiglia e l'altro, purtroppo poco distinguibile, rappresenta Maria Vergine in preghiera con le mani giunte che si eleva su delle figure umane ai suoi piedi.
Un curioso particolare riguarda un'altra tela qui esposta, copia del famoso "Spasimo di Sicilia" del 1516 di Raffaello, purtroppo donato a Filippo IV di Spagna nel 1661 ed ormai custodito nel Museo del Prado di Madrid.
Un chiesa antica, quella della Madonna "anniata" - in cui a tutt'oggi si celebra la messa domenicale mattutina - legata in qualche modo alla vicina chiesa dei Decollati come tappa iniziale da cui partivano le processioni in onore delle anime e dei corpi dei Decollati, la cui tradizione a volte viene ancora ripetuta ai nostri giorni.
Foto tratta dal sito della chiesa santuario di Maria SS. del Carmelo ai DecollatiUn antico culto caritatevole verso sfortunati naufraghi di altri tempi, soprattutto pescatori, che i corsi e ricorsi storici hanno purtroppo reso attuale più che mai con i recenti e tristi episodi di tanti immigrati speranzosi di un futuro migliore che hanno perso la vita annegando durante il tragitto in mare.
Bellissimo articolo: chiaro, fluido e ben dicumentato.
RispondiEliminaGrazie
Grazie a te, per il cortese e generoso apprezzamento.
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