QUANDO NELL'ALBERGHERIA MEDIEVALE SVENTOLAVANO LE BANDIERE E PROFUMAVANO I GIARDINI: PALAZZO ROSSELLI ED IL SUO POZZO



A chi non piacerebbe abitare in un palazzo con un pozzo tutto personale da cui attingere fresche e leggere acque, magari perfino curative in quanto diuretiche? Ebbene, di questo pozzo profondissimo ci racconta Francesco Maria Emanuele e Gaetani marchese di Villabianca nella sua opera "La fontanagrafia oretea".
E per scoprire il luogo in cui si trovava, basta fare un giretto per i vicoli del quartiere Albergheria di Palermo. Nei pressi di Porta Sant'Agata, attraversando piazzetta Fagiolai (in cui una volta si commerciavano erbe ed ortaggi, fra cui la fagiolina), non può sfuggire all'attenzione un bellissimo portale a bugne di epoca seicentesca.
Adesso è chiuso da una saracinesca, con una grande scritta che avvisa "Lavaggio. Lasciare libero lo scarrabile, grazie. Uscita mezzi". Ed inoltre di recente vi è stato affisso un cartello, al fine della locazione di posti auto e moto.                                                                       

 

Si tratta dell'ingresso di Palazzo Rosselli, un edificio di origini quattrocentesche situato fra la strada alla quale ha dato il nome, via Giuseppe Rizzotti e via Trappettazzo. In origine appartenne alla famiglia Minneci per poi passare ai nobili Rosselli, di stirpe spagnola e conosciuti anche come Rossel. Successivamente Raffaele Rosselli, che nel 1771-72 ricoprì la carica di senatore a Palermo, lo vendette al signor Pietro Martines Forceri, il quale a sua volta lo lasciò in eredità al figlio Nicolò, che ne risultava ancora proprietario ai tempi del marchese di Villabianca. 
Quest'ultimo infatti descrisse il palazzo nella sua opera "Palermo d'oggigiorno" del 1788, preoccupandosi di aggiornarla fino al 1802 (anno della sua morte). In seguito, nel 1873, i nuovi proprietari furono Pietro e Nicolò Martinez Forceri. Ed infine, inesorabili, sopraggiunsero l'abbandono ed il degrado. Finché nel 1997 una parte dell'edificio arrivò inevitabilmente a crollare. 
Scoprire nella nostra città quanto rimane del periodo medievale è sempre molto emozionante, specialmente quando si tratta di tracce meno conosciute come quelle che riguardano palazzo Rosselli. Nella parete che si erge su via Giuseppe Rizzotto due grandi - ed ormai murate - finestre bifore tardo quattrocentesche, accostate l'una vicino all'altra, evidenziano l'epoca medievale della costruzione.
                                                            

Fino a diverso tempo fa erano corredate da fini ed eleganti colonnine centrali, sparite da un giorno all'altro senza averne più notizia. I resti di un'altra bifora si trovano sulla parete che sfocia su via Trappettazzo, dove ancora resiste una colonna superstite centrale con capitello.
                                                                    
Ma la caratteristica che palazzo Rosselli è riuscito a conservare è la sua antica torre quadrata "che tiene mozzato il suo primo ordine", come descrisse sempre il marchese di Villabianca, in cui si affaccia un balcone decorato da una cornice a figure geometriche e floreali nella parte superiore.

                                                                        

                                                                        
Tale caratteristica faceva rientrare il palazzo fra le dimore dotate di torri (turrite) della città di Palermo. Proprio da questa torre era usanza che sventolasse una bandiera "in segno di fortezza e di marca di nobiltà".
Confidando in un pronto recupero del palazzo, ora in mano a privati, il pensiero riporta al tempo in cui fu un importante sigillo di aristocrazia, con la sua bandiera sventolante, il suo pozzo dalle preziose acque, il suo giardinetto coltivato che si estendeva sotto le bifore ed il panorama che si poteva ammirare liberamente dalla sua torre verso il piano del Carmine.



Giusi Lombardo

Scrittrice e blogger per la profonda e innata passione verso la mia città, Palermo. Mi piace raccontarla soprattutto nei suoi aspetti meno conosciuti, osservando e ricercando le tracce dei monumenti più abbandonati e spesso dimenticati che silenziosamente "gridano" la loro storia a chi sa ascoltarla.

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Commenti

  1. Sapevo che si chiama Palazzo Minneci e ne conoscevo la storia per grandi linee, ora grazie a te, le mie curiosità son tutte soddisfatte.

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  2. Grazie Mirella, per me è stata una scoperta assoluta il fatto che vi esistesse anche un giardino, poi scomparso. Scoperta grazie alla dritta di uno dei miei più cari e collaborativi amici, come lo sei tu.

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  3. Mille come te Giusi 😊 grazie per trasmetterci il tuo sapere 😊🙌

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