QUANDO SI VUOLE DIMENTICARE A TUTTI I COSTI
Acquerello di Lionel Arthur Lindsay (1874-1961) in cui è visibile il prospetto originario della chiesa su piazzetta BrunacciniTESTO DI ILY CONT in cui si racconta la sofferta storia di un edificio sacro di cui si vuole cancellare anche la memoria.
Nel piano di Casa Professa, di fronte all'attuale pronao di accesso alla Biblioteca Comunale, nel 1714 la nobildonna messinese Lucrezia Brunaccini dei principi di S. Teodoro decise di fondare un "Conservatorio" che, diversamente da quelli in cui riparavano donne "traviate" e poi convertite, "ree pentite" o "male maritate", accoglieva giovani di "onesta estrazione", per preservarle dal peccato e dal vizio; il reclusorio fu detto delle "Vergini della SS. Trinità", ma comunemente chiamato "Conservatorio Brunaccini" dal nome della fondatrice.
Qui le giovani, dopo un anno da "conviventi sperimentate" e nove da "congregate approvate", facevano voto di castità e povertà e diventavano dunque "vergini sacrate" ossia consacrate alla SS. Trinità, portando da allora un abito da oblate benedettine nere con velo ed in petto il simbolo della congregazione, un giglio in 3 fiori circondato da un cerchio dorato con la scritta: "Uni et Trino Dei S." (Sacratae).
Il loro oratorio, un tempo posto all'interno del conservatorio, nel 1757 fu trasformato in chiesa pubblica con accesso dalla piazzetta Brunaccini e poi perfezionato "in nobile forma con tre altari". Qui, secondo il Di Marzo Ferro, era un dipinto di "S. Francesco che beve al costato di Gesù Cristo" dello Zoppo di Ganci, e numerose reliquie tra cui il saio con cordone di S. Benedetto il Moro. Da un acquerello realizzato presumibilmente ai primi del '900 da Lionel Arthur Lindsay, vediamo che un cavalcavia univa la chiesa alle strutture sulla sinistra, passando sopra la via Madonna della Volta.
Mappa catastale del 1940 in cui è visibile la planimetria della chiesa e del reclusorio
Durante i bombardamenti del 1943 il conservatorio e la chiesa furono colpiti rimanendo allo stato di rudere, entro il quale nel corso degli anni sono sorte abitazioni di fortuna.
Sgombero della macerie dalla piazzetta Brunaccini, dopo il bombardamento del 7 luglio 1943 durante il quale furono gravemente colpite le strutture
Attualmente, l'area è passata ad una società immobiliare che vi ha avviato un cantiere di ripristino di un fantomatico "palazzo Giglio" per realizzarvi appartamenti ed attività commerciali, e dai cui rendering sembra spazzato via qualsiasi resto dell'antica chiesa.
Cartello di autorizzazione ai lavori del Comune di Palermo. Foto di Giusi Lombardo
Il rendering del progetto di "ripristino" del mai esistito "palazzo Giglio"
Foto delle demolizioni in atto
Durante le demolizioni, è però improvvisamente riemersa quella che era la cripta per la sepoltura delle congregate, nelle cui pareti compaiono anche misteriose iscrizioni con nomi e date. Sembra quasi che la storia di questi antichi manufatti e delle vite che li abitavano non voglia ancora farsi cancellare definitivamente dalla nostra memoria, e, nonostante gli inesorabili colpi di ruspa, ci auguriamo che qualcuno voglia preservare ciò che ancora testimonia del passato della nostra Palermo.
La cripta delle consorelle riemersa durante gli scavi, foto da Repubblica Palermo
N.B.: Didascalie delle foto di Ily Cont
Quale Presidente dell'Associazione ALA ho redatto e notificato un esposto alla Procura della Repubblica, al Nucleo Tutela Patrimonio Artistico ed alla Soprintendenza ai BB.CC.AA della Regione Sicilia: spero che qualcuno ascolti la voce dei ruderi maltrattati ed ignorati ecrimerta al giusto posto quanto emerso dalla notte dei tempi
RispondiEliminaGrazie Presidente per il suo (e il vostro) ammirevole lavoro: risposte che hanno dato voce ad un monumento privato della sua voce.
EliminaChissà che dopo aver trovato la foto dell'acquerello - e non è stato facile - non si riesca anche a trovare l'originale...
RispondiEliminaR.B.
La Chiesa di Santa Maria della Misericordia, la cui costruzione fu concessa nel 1756 alla “Congregazione delle Vergini della S.S. Trinità sotto il titolo di Santa Maria della Misericordia” dall'Arcivescovo di Palermo Marcello Papiniano Cusani (11 febbraio 1754/1762), prospettava con la facciata laterale sulla Via Madonna della Volta; abbiamo riflettuto sull'indicazione toponomastica e dopo ulteriori ricerche, l'abbiamo attribuita alla asserita presenza di una volta affrescata, forse di Borremans, documentata e fotografata da Anderson, che completa la presenza di importanti opere tra cui la tela o la tavola con San Francesco, dello Zoppo di Ganci.
RispondiEliminaSono a disposizione per altre informazioni.
R.B.