A PALERMO LA CHIESA SCONSACRATA DIVENUTA MOSCHEA


Foto d'epoca tratta dal web della chiesa sconsacrata di S. Paolino dei giardinieri


Passeggiando per i vicoli di Palermo ci si può imbattere inaspettatamente in una vera e propria moschea. Siamo in piazza del Gran Cancelliere, ad angolo con via del Celso, facilmente raggiungibile da via Vittorio Emanuele imboccando il vicolo del Gran Cancelliere accanto a palazzo Riso.


Si tratta dell'ex chiesa di S. Paolino da Nola dei giardinieri (o degli ortolani) che già dal 1990 - dopo la concessione della Curia alla Regione Siciliana per volere dell'allora cardinale Salvatore Pappalardo - è divenuta moschea.


Ma forse la sorpresa potrà durare soltanto alcuni istanti perché sappiamo bene come la nostra terra di Sicilia sia stata nei secoli luogo di integrazione fra le culture dei vari popoli che l'hanno attraversata, occupata o abitata. Nel nostro caso, forse più unico che raro, questa "contaminazione" è stata un vero e proprio interscambio di spunti, stili, usi e costumi riuscendo a dar vita a tendenze del tutto originali, come ad esempio lo stile denominato "arabo-normanno". Ed ecco che una tale flessibilità consente di attuare delle realtà sorprendenti, talora inusuali, come a Palermo con la trasformazione in moschea sunnito-tunisina di una chiesa sconsacrata.

Foto d'epoca tratta dal web della chiesa sconsacrata di S. Paolino dei giardinieri

Una chiesa dalla storia antica, fondata nel 1591 da una corporazione di ortolani liguri che quattro anni prima, subito dopo essersi costituiti in confraternita, avevano abbandonato la chiesa di S. Giorgio dei genovesi. Come racconta Gaspare Palermo nella sua "Guida istruttiva", nel 1591 - avendo preso a censo un terreno nel Piano del Cancelliere da D. Laurea Platamone e Settimo - edificarono la loro chiesa di fronte al monastero del Gran Cancelliere (poi distrutto dai bombardamenti del 1943), intitolandola al loro santo protettore: S. Paolino vescovo di Nola. Una volta aggregata alla Basilica Lateranense di Roma (S. Giovanni in Laterano), la chiesa acquisì prestigio ed importanza e nel 1725 vi fu fondata la Compagnia di San Paolino.

La struttura della chiesa è originale, con le sue due porte di accesso: una su via del Celso e l'altra sulla piazza del Gran Cancelliere, quest'ultima aperta nel 1622.

Nel Settecento la facciata fu oggetto di rinnovamenti ed abbellimenti con una scritta che recitava: "Omnia si lustres alienae limina terrae non est in toto sanctior orbe locus" (Se attraverserai la soglia di un'altra terra non troverai in tutto il mondo un luogo più santo di questo). Nel 1598 lo Zoppo di Ganci, ovvero Giuseppe Salerno, dipinse la pala d'altare della chiesa rappresentante il patrono di Genova, San Giovanni Battista, ed altri Santi protettori degli ortolani delle diverse contrade di campagna palermitane. 

Dopo l'abbandono, la chiesa sconsacrata fu adibita ad usi profani ed infatti negli anni Sessanta del secolo scorso fu sede di un'attività di lavorazione di marmi. Con la trasformazione in moschea, è stato ricoperto il bassorilievo sul portale di piazza del Gran Cancelliere a causa del divieto dell'Islam a rappresentare figure umane.

Entrando, rigorosamente a piedi scalzi, a sinistra si nota un pannello, il mihrab, orientato verso la Mecca.



La moschea è gestita dal governo tunisino tramite il relativo consolato e l'Associazione culturale islamica. La comunità è abbastanza numerosa, poiché ad essa si riferiscono circa 5.000 immigrati musulmani di tutta la provincia di Palermo. Di fronte al mirhab una tenda protegge la zona destinata alle donne.


Sulle pareti delle scritte religiose e in una di esse un meccanismo digitale che indica le cerimonie. 




Il pavimento è totalmente coperto da tappeti. Notevole un rosario di 99 grani usato dai musulmani per recitare 99 litanie ad Allah.


La moschea è fruibile in rare occasioni, come un'edizione degli anni scorsi di "Panormus la scuola adotta la città" in cui fu adottata dal vicino I.C. Rita Atria che mi ha dato la possibilità di visitarla e di fotografarla.

Giusi Lombardo
Scrittrice e blogger per la profonda e innata passione verso la mia città, Palermo. Mi piace raccontarla soprattutto nei suoi aspetti meno conosciuti, osservando e ricercando le tracce dei monumenti più abbandonati e spesso dimenticati che silenziosamente "gridano" la loro storia a chi sa ascoltarla.

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