UN MISTERIOSO DIPINTO PER IL CALCOLO ANNUALE DELLA PASQUA DI RISURREZIONE E I DIECI GIORNI SPARITI DAL CALENDARIO
Annualmente in primavera ricorre la solita domanda: ma in che giorno ricade Pasqua quest'anno?
Per accertarsene, basta controllare un qualsiasi calendario dell'anno corrente. Ma perché la festa cristiana della Pasqua di Risurrezione non ha un giorno stabilito sempre uguale?
Tutto risale a tanti secoli fa, nel 325, quando nella città turca di Nicea, per volontà dell'imperatore Costantino che lo presiedette, ebbe luogo il primo Concilio ecumenico della storia cristiana in cui si decretò la "Regola alessandrina", secondo la quale il giorno pasquale venne fissato successivamente all'equinozio di primavera, nella prima domenica seguente al primo plenilunio.
Avendo fissato l'equinozio primaverile al 21 marzo e tenendo conto del plenilunio, sembrò facile calcolare il giorno della celebrazione di una festa cristiana così importante che comunque ricade nel periodo compreso fra il 22 marzo e il 25 aprile.
E invece nel corso dei secoli ci si rese conto di un errore tutt'altro che irrilevante. Il calcolo dell'equinozio era stato basato sul calendario giuliano di Giulio Cesare del 46 a.C., il quale teneva conto del ciclo solare consistente in 365 giorni e circa 6 ore annuali. Questa eccedenza di sei ore approssimative nei secoli si accumulò, finché nel 1580 gli astronomi si accorsero di un errore addirittura di 10 giorni, che faceva anticipare il giorno dell'equinozio all'undici di marzo.
A quel punto Papa Gregorio XIII, accogliendo le argomentazioni del matematico e astronomo Padre Ignazio Danti, affrontò la questione affidandola ad una commissione di studiosi, i quali fecero riferimento agli studi del matematico Luigi Lilio e trovarono la soluzione eliminando i 10 giorni eccedenti dal calendario, che infatti storicamente non esistono.
La Riforma gregoriana fu applicata nel 1582 con la promulgazione della bolla papale "Inter gravissimas" del 24 febbraio, che sostituì il calendario giuliano e tramite la quale si decretò che in quell'anno - il giorno dopo giovedì 4 di ottobre - non sarebbe sorto il sole sul giorno di venerdì 5, ma direttamente su venerdì 15.
Difatti Santa Teresa d'Avila, che morì la notte fra il 4 ed il 5 di ottobre del 1582, risulta ufficialmente tornata alla Casa del Padre il 15 ottobre 1582. Il calendario gregoriano è tuttora vigente in quasi tutti i paesi del mondo.
A tal proposito, fra tutti i suoi innumerevoli gioielli, Palermo conserva un'opera davvero particolare. Si tratta della Sala del calendario che si trova all'interno del Convento di San Domenico: un ambiente sicuramente di grande impatto visivo per ogni visitatore.
Lo splendido affresco a parete del 1723 che domina la sala raffigura un calendario liturgico perpetuo ed è opera del padre domenicano Benedetto Maria Castrone, appartenente ad una nobile famiglia il cui palazzo Castrone di S. Ninfa si può ancora oggi ammirare in Via Vittorio Emanuele. In cima al dipinto la scritta "IANUA TEMPORA PERPETUA" significa "Porta perpetua del tempo".
Il misterioso dipinto altro non è che la rappresentazione, tramite simboli, numeri e lettere, dei predetti accuratissimi studi matematici ed astronomici per identificare la festa della Pasqua di Resurrezione di ogni anno.
Con la geniale pittura sull'intera parete del calendario liturgico perpetuo basato sulla riforma gregoriana, Benedetto Maria Castrone rese possibile l'immediato calcolo di una celebrazione cristiana così importante a partire dal 1700 per arrivare al 2192 ed oltre.
Grazie al suo ingegno, alla sua risolutezza ed alla sua arte, con l'analisi del dipinto si può determinare il giorno della Pasqua di Resurrezione di un ciclo temporale lunghissimo, anche nei secoli futuri. Pur se adesso (e direi per fortuna) basta un click sul pc per scoprirlo.
Ringrazio Sandro Mammina dell'Associazione turistica e culturale Itiner'ars che ha condotto la visita magistralmente, illustrando dettagliatamente tutti i particolari del dipinto durante l'apertura al pubblico della Sala del Calendario degli anni scorsi.
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