S. AGATA: LEGGENDE, CHIESE E TRADIZIONI SU UNA DELLE QUATTRO EX PATRONE DI PALERMO

S. Agata - bottega del Novelli - chiesa di S. Orsola in via Maqueda. Gli altri quattro ovali rappresentano S. Lucia, S. Ninfa, S. Cristina e S. Oliva


Il 5 febbraio si festeggia S. Agata vergine e martire, una delle quattro patrone di Palermo prima della Santuzza, ovvero di S. Rosalia.

Attualmente in città vi è una sola chiesa, aperta al culto, a lei intitolata: S. Agata la Pedata in via del Vespro.




Questo nome si deve alla particolarità della presenza di un masso recante, secondo la leggenda, l'impronta del piede di Agata. Si racconta che la ragazza, condotta a Catania su ordine deprefetto romano Quinziano nell'anno 253 per subire il martirio, sostò nei pressi del punto in cui poi sorse la porta (che reca ancor oggi il suo nome) per riallacciarsi un sandalo slacciato.

                                                        Foto di Lucia Badalamenti

Poggiato il piede sulla roccia, questa ne conservò per sempre la sua impronta. In quei momenti così sofferti, Agata chiese anche un segno al cielo ed immediatamente un albero di ulivo appassito divenne prodigo di frutti con i quali la ragazza poté rifocillarsi

Per celebrare la Santa, nella chiesa di S. Agata la Pedata viene portata la reliquia del suo avambraccio custodita nella Cattedrale e poi condotta in processione. Il Museo Diocesano conserva un maestoso fercolo in legno intagliato della Santa del 1680 sul quale si trova un dipinto del Genio di Palermo che battezza S. Agata, come a dimostrare le sue origini palermitane. 



                                                          Entrambe le foto sono tratte dal web

L'altra chiesa dedicata alla Santa, presente ancora in città, è S. Agata alla Guilla edificata nel quartiere del Capo, che si ritiene fosse la sua zona di nascita. Esistevano altre due chiese a Palermo a lei dedicate: quella di S. Agatuzza dei Careri, ossia delle ricamatrici, perché si pensa che Agata fosse anch'ella una valente ricamatrice. La chiesa era all'Albergheria, in via porta di Castro, e fu bombardata nel 1943. L'area in cui sorgeva veniva chiamata "chianu ri Sant'Aituzza" (piano di Sant'Agatuccia).

Prospetto retrostante della chiesa di S. Agatuzza li Careri all'Albergheria - foto tratta dal gruppo facebook " Palermo di una volta"

Infine esisteva la Chiesa di S. Agata alle Mura o li Scurruje (Scorrugi), vicino le mura di S. Vito. Il nome si deve a delle ciotole a forma di mammelle, per l'attinenza al tipo di martirio della Santa e pare che in questa chiesa si trovasse un pozzo con dell'acqua dal gusto di latte. Questa ultima Chiesa fu abbattuta per la costruzione del teatro Massimo.

Sembra anche che i famosi dolci "minni di Virgini" siano proprio una creazione delle suore in memoria del martirio della santa. Mentre, a ricordo dell'episodio dell'ulivo, nacquero dei dolcetti di pasta di mandorla chiamati "olivette di S. Agata", per la tipica sagoma ispirata ai frutti dell'albero di ulivo. I dolcetti vengono magistralmente realizzati a tutt'oggi nella dolceria "I Segreti del Chiostro" di S. Caterina a Piazza Bellini.

Foto di Maria Oliveri

Foto "I Segreti del Chiostro"

Comunque sia, nonostante l'eterno conflitto fra Palermo e Catania che si contendono i suoi natali, S. Agata rimane una santa verso la quale la devozione non è mai cessata.

Giusi Lombardo

Scrittrice e blogger per la profonda e innata passione verso la mia città, Palermo. Mi piace raccontarla soprattutto nei suoi aspetti meno conosciuti, osservando e ricercando le tracce dei monumenti più abbandonati e spesso dimenticati che silenziosamente "gridano" la loro storia a chi sa ascoltarla.

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