LA "LUPA" NASCOSTA SOTTO LA CHIESA DI SAN GIORGIO DEI GENOVESI 

                                                                        



Esperti nel commercio e nella navigazione, i Genovesi già dall'undicesimo secolo avevano assunto in Sicilia una presenza piuttosto assidua. Con la loro arguzia e lungimiranza negli affari, avevano immediatamente individuato l'importanza della posizione strategica della grande isola mediterranea. La loro principale finalità, più che volta ad una vera e propria dominazione (come invece accadde con altri popoli), era l'interesse economico e finanziario, specialmente se esentasse.

Il loro insediamento a Palermo si realizzò con la creazione di un proprio quartiere nei pressi della Cala per meglio sviluppare ed organizzare le attività commerciali. Si trattava della zona della Loggia, in cui anche le altre Repubbliche marinare (Pisa, Amalfi e Venezia) possedevano magazzini, fondaci e cappelle. 

La comunità genovese, a cavallo fra la fine del 1200 e gli inizi del 1300, possedeva una propria cappella nella Chiesa di S. Francesco d'Assisi. Ma con l'incremento degli affari in città e la crescita demografica, nei Genovesi nacque l'esigenza di avvicinarsi meglio al porto. Nel 1576, da sapienti commercianti, acquistarono la chiesa della Confraternita di San Luca (esistente dal 1424 e ormai caduta in difficoltà economiche) che si trovava vicino la porta di San Giorgio. 

L'intento era quello di erigere una propria chiesa, pur concedendo ai confratelli il diritto ad una loro cappella nel nuovo edificio religioso; a condizione che questi non si intromettessero nei loro affari. Per la costruzione della sacra struttura fu incaricato l'architetto Giorgio Di Faccio e l'opera venne conclusa nell'arco di un ventennio, a partire dal 1576, in stile rinascimentale, posizionata solennemente nei pressi del porto e intitolata a San Giorgio, loro protettore. 

                                                                        

                                                                                


L'interno, strutturato a mò di basilica a tre navate con le arcate sostenute da colonne, è la chiara rappresentazione del Duomo della Nazione genovese nel territorio siciliano. Altri due ordini di colonne marmoree, di cui sedici corinzie in uno e sedici composite nell'altro, reggono la cupola ottagonale.

                                                                                    


                                                                                


La chiesa fu arricchita di grandi e pregiate opere pittoriche, come "Il martirio di S. Giorgio" ad opera di Giacomo Palma o "San Luca che dipinge la Vergine" di Filippo Paladino. 

                                                                                    


Non manca lo stemma di Genova sul portale centrale, ma ciò che impressiona maggiormente sono le 64 lapidi sepolcrali disposte sul pavimento (quasi ad occuparlo interamente) delle principali famiglie aristocratiche genovesi in città, segno importantissimo della loro ormai conclamata presenza.

                                                                                    

                                                                                    
                                                                                    


Un cenno a parte merita la lastra tombale di Sofonisba Anguissola, finissima pittrice cremonese seicentesca, nonché dama d'onore della regina Isabella di Spagna, che aveva sposato, in seconde nozze, il nobile genovese Orazio Lomellini.

                                                                                    


Ignoto ai più, ma intrigante e molto ben tenuto, è un luogo che si trova sotto la chiesa: la cripta, alla quale si accede da una piccola porta laterale. Oggi è sede dell'UCAI (Unione Cattolica Artisti Italiani). 

                                                                                            



La cripta è composta da due sale ed in quella più interna venivano calate le salme dai fori sul soffitto. 

                                                                                


Al centro si trova una struttura utilizzata come ossario: la lupa. Così chiamata per il suo significato simbolico spirituale di entrata nel mondo sotterraneo, ovvero la morte che inghiotte la vita, alludendo alla voracità dell'animale. 

                                                                                    


Sulla "lupa" una copertura reca l'incisione di un pesce, probabilmente di epoca più recente rispetto a quella della lupa. Il pesce ha un suo preciso significato: la parola "pesce" in greco (IXTHYC), con le lettere disposte verticalmente, determina un acròstico. Ossia, Iesùs Christòs Theòu Uiòs Sotèr = Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore. 

                                                                                    


Sulle pareti qualche traccia di affreschi, forse della primitiva chiesa di San Luca. Ed inoltre alcune incisioni, che probabilmente fanno riferimento al nome del Santo. 

                                                                                    


La cripta apre in occasione di alcuni eventi, come mostre o presentazioni. Ringrazio la presidente dell'UCAI Fulvia Reyes che mi ha dato modo di visitarla, al termine di uno di questi eventi, con la sua tipica gentilezza ed il suo signorile garbo.

Giusi Lombardo

Scrittrice e blogger per la profonda e innata passione verso la mia città, Palermo. Mi piace raccontarla soprattutto nei suoi aspetti meno conosciuti, osservando e ricercando le tracce dei monumenti più abbandonati e spesso dimenticati che silenziosamente "gridano" la loro storia a chi sa ascoltarla.

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Commenti

  1. Grazie Giusy ho letto anche questo articolo, sempre più brava

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    1. Mi fa piacere che gradiate i miei scritti sulle bellezze della nostra sorprendente città.

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  2. Da genovese in Sicilia, mi ha interessato moltissimo e ringrazio la Sig.ra Giusi Lombardo. Complimenti per le sue ricerche.

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    1. Sig. Giovanni Rapetto, la ringrazio per il suo cortese interessamento che mi rende felice.

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  3. Interessante e ben descritto. Non sono mai stato a Palermo, ma quanto hai scritto, mi invoglia ancor di più a visitarla. Spero che il gemellaggio tra Genova e Palermo ricalchi i gli antichi rapporti tra le due città.

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    1. Grazie Marco, gentilissimo. Lo spero anch'io e non vedo l'ora!

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