PASSANO I SECOLI ED A PALERMO UN CONVENTO DIVENTA SEDE DELLA QUESTURA
Storia antica, ma anche complicata e, per molti versi, ancora misteriosa. Difficile raccontarla in poche righe, per cui ne ricorderemo rapidamente solo alcuni punti. Sappiamo dei ritrovamenti archeologici di case romane in una parte di essa e sappiamo delle 12 fosse granaie per conservare i cereali di cui ne rimane una soltanto, recintata ma ben visibile.
Sappiamo che vi si trovavano diverse chiese, poi demolite: S. Giovanni Battista la Galca (termine che in arabo significa "recinto", in riferimento all'area di Palazzo Reale e delle varie fabbriche adiacenti, che era ubicata al centro della parte più antica di Palermo, la Paleopoli, ed identificabile nell'odierna Piazza del Parlamento), S. Maria della Pinta, S. Costantino de Plano, S. Nicolò de Plano, S. Barbara la Soprana.
Esiste ancora, ai margini, lo splendido Oratorio di S. Elena e Costantino. Come esiste, ad esso adiacente, il monastero di S. Elisabetta oggi sede della Squadra Mobile della Polizia di Stato.
Foto storica Cav. E. Interguglielmi
tratta da http://www.historyphotography.org/doc/INTERGUGLIELMI_.pdf
Sin da epoche lontanissime, probabilmente normanne, proprio in questo punto fu edificato un tempio a tre navate, con sei colonne ed otto archi, come lo descrisse Gaspare Palermo. Non si conosce molto di questa chiesa, poi quasi del tutto distrutta durante i bombardamenti del 1943.
Ma si sa che fu intitolata a S. Demetrio e che appartenne alla "nazione dè Greci", come riporta Francesco Maria Emanuele e Gaetani, marchese di Villabianca. Forse in principio era la parrocchia dei notabili greci della corte normanna. In seguito fu di spettanza di quattro maestranze: sellari, guarnamentari, abbudaturi e cinturinari che si occupavano di realizzare prodotti e finimenti per carrozze e cavalli da tiro.
Nel 1589, essendo già in città dal 1580, i padri della Redenzione dei Cattivi dell'Ordine della Trinità la ottennero dall'arcivescovo Marullo tramite il beneficiale della chiesa Giacomo Granbartolo. I padri Trinitari insistettero parecchio per la concessione di una nuova sede, in quanto scontenti di quella originaria ad essi assegnata. Ossia della chiesa, anch'essa bombardata nel 1943, di S. Lucia al Molo, che ritenevano troppo distante dal centro urbano. Quindi fecero edificare nella chiesa di S. Demetrio, adiacente alla loro casa conventuale, la cappella della Madonna della Soledad, ancora visitabile perché miracolosamente scampata ai bombardamenti.
Abbiamo detto che nel piano del Real Palazzo in quel periodo si trovavano i quartieri militari spagnoli ed evidentemente i padri Trinitari avevano stretto un legame di buon vicinato con i residenti di origine iberica. Tanto da dedicare, nella loro chiesa che intitolarono alla SS. Trinità, la cappella alla Madonna della Soledad molto venerata in Spagna, in cui fu collocata una statua lignea dell'Addolorata fatta pervenire da quella nazione.
Invece il contiguo convento dei padri Trinitari, attuale sede della Questura di Palermo, nel 1866 fu acquisito dallo Stato per via della legge sulla soppressione degli ordini religiosi. Inizialmente fu sede provvisoria degli uffici della Questura, per poi diventarlo definitivamente nel 1929, a seguito di una delibera della Provincia di Palermo del 1924 che ne permise l'ingrandimento e la ristrutturazione. Vi si accede dalla Salita Antonio Manganelli, Prefetto della Repubblica e Capo della Polizia dal 2007 al 2013.
L'inizio della salita è composto da due rampe di scale opposte lateralmente, al cui centro campeggiano due bassorilievi cinquecenteschi raffiguranti ognuno un grifone alato, mitologicamente l'emblema della custodia e della vigilanza. Provengono dalla chiesa di S. Sebastiano alla Cala ed una lapide specifica che vi sono stati posti "Ad onore e perenne memoria dei Caduti della Polizia di Stato".
All'ingresso, sormontato da due colonne marmoree, un portone ligneo presenta due possenti battiporta metallici ad anelli riportanti le iniziali incrociate Q R (Questura della Repubblica).
Sul pavimento, l'accesso è preceduto da un pozzetto in ghisa di epoca fascista.
Entrando si nota subito che, con i vari rimaneggiamenti, poco è rimasto dell'originario aspetto di questo edificio; tranne il chiostro che ha conservato tutto il suo fascino. Fra gli archi che lo circondano, zampilla una piccola fontana ed un bassorilievo cinquecentesco - affisso ad una delle pareti oltre gli archi - rappresenta S. Giorgio (patrono delle Forze Armate) nell'atto di sconfiggere il drago: dedica della Questura ai suoi Caduti. Il bassorilievo proviene dalla scomparsa chiesa di S. Giorgio all'Arsenale. Sulla stessa parete, come le altre ormai priva degli originari affreschi dei Santi dell'Ordine dei Trinitari, delle lapidi ricordano i nomi dei poliziotti vittime di Cosa nostra.
Ringrazio l'Assistente Capo Dott.ssa Agata Privitera per le spiegazioni esaustive che hanno reso la visita un momento indimenticabile di storia, arte e cultura.
Giusi Lombardo
Scrittrice e blogger per la profonda e innata passione verso la mia città, Palermo. Mi piace raccontarla soprattutto nei suoi aspetti meno conosciuti, osservando e ricercando le tracce dei monumenti più abbandonati e spesso dimenticati che silenziosamente "gridano" la loro storia a chi sa ascoltarla.
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Complimenti! Recentemente avevo sentito parlare di questa cittadella, inglobata nella questura. Sarebbe interessante organizzare una visita guidata, ovviamente contingentata, che ne consenta la fruizione ai palermitani innamorati di Palermo! Grazie
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaBuongiorno e grazie infinite. Ma se stai parlando della cittadella militare che ho citato nel pezzo, non si tratta della Questura ma dell'area oltre palazzo arcivescovile che si estende lungo un tratto di Corso Alberto Amedeo. E' stata resa visitabile in diverse occasioni, per visitare le chiese al suo interno. Grazie a te per la cortese attenzione.
EliminaComplimenti vivissimi per la tua ricerca e per avermi fatto conoscere questa realtà di Palermo che amo tantissimo.
RispondiEliminaGrazie a te per il tuo gentilissimo interesse ed amore per la nostra bella città.
EliminaGiusi leggendo i tuoi articoli ho sempre una visione più chiara . Brava
RispondiEliminaBeh, la storia del piano del Real palazzo è davvero complessa. Però almeno qualche cenno occorre ricordarlo. Grazie infinite.
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