DAL FRAGORE ROVINOSO DELLE BOMBE ALL'ARMONIA DELLE NOTE MUSICALI
Oggi molti istituti scolastici palermitani hanno sede in edifici storici e spesso religiosi, che una volta ospitavano conventi e chiese annesse. Ma è anche accaduto che siano stati costruiti sulle loro rovine belliche, come nel caso del liceo musicale Guzzetta (succursale del più antico liceo siciliano, il Regina Margherita) - vedi foto di presentazione - sito fra Via Seminario Italo Albanese e, appunto, piazza Guzzetta.
Ma bisogna precisare che i nomi delle strade su cui sorge l'istituto ricordano una parte della storia delle fabbriche sacre che qui esistevano. Occorre così tornare a diversi secoli addietro quando all'incirca dopo il 1534, come narra Gaspare Palermo, qui fu edificata la chiesa di S. Sofia dei Greci in cui si officiava regolarmente con il rito greco. Il fondatore fu il capitano greco Matteo Licardo, che alla sua morte vi fu sepolto.
Infatti, secondo il Mongitore, diversi cittadini di Corona (ex comune del Peloponneso) fuggirono per mare dalla loro terra per scampare all'invasione turca del 1534 ed alcuni di essi si stabilirono qui a Palermo.
Più tardi, nel 1547, altri capitani di cavalleria (Andrea Scramigna albanese e i capitani greci Mira, Matteo di Scittini e Matteo Domanseo), in uno dei locali dell'attuale via Lampedusa fondarono la chiesa - divenuta parrocchiale nel 1554 - di S. Niccolò dei Greci. Ma questa, mentre era parroco Don Partenio Capone, si rivelò inadeguata alle esigenze dei fedeli. Per tale ragione nel 1614 venne abbandonata e sia suoi beni che il suo titolo parrocchiale passarono alla vicina chiesa di S. Sofia che, a questo punto, prese il nome di Chiesa parrocchiale di S. Niccolò dei Greci. Invece la primitiva chiesa, ormai abolita, fu sconsacrata e concessa in enfiteusi all'allora proprietario di palazzo Lampedusa, Don Ottavio d'Aragona.
La nuova chiesa di S. Niccolò, come tutte quelle greche, aveva l'altare maggiore rivolto ad oriente e due altari laterali con cappelle: una dedicata a S. Atanasio e l'altra a S. Niccolò di Bari Arcivescovo di Mira. Sul pavimento erano presenti delle lapidi sepolcrali, di cui una greca del Servo di Dio Capitano D. Girolamo Pullo, morto il 9 gennaio 1578, e le altre latine. Il suo primo parroco fu D. Germano Vescovo di Amatunta in Cipro. Era dotata di iconostasi, ossia di posti deputati alle immagini e molte di queste si salvarono dopo i bombardamenti del 9 maggio 1943 che la rasero al suolo, trovando la nuova allocazione a Piana degli Albanesi, nella chiesa di S. Nicola.
Si salvarono pure dei documenti d'archivio, dei piccoli quadri e un grande dipinto di S. Nicola, oggi conservati nella Concattedrale di S. Maria dell'Ammiraglio, nota come "la Martorana" alla quale, sempre nel 1943 subito dopo la distruzione della chiesa di S. Niccolò dei Greci, fu trasferito anche il titolo parrocchiale.
Un paio di secoli prima, il primo di ottobre del 1734, il padre Giorgio Guzzetta di Piana degli Albanesi, che apparteneva alla Congregazione dei Padri dell'Oratorio di S. Filippo Neri, costruì un seminario adiacente alla chiesa di S. Niccolò dei Greci per l'istruzione dei ragazzi greco-albanesi che dimoravano in Sicilia. Il Seminario italo-greco-albanese dal 1809 usufruì di un finanziamento da parte di Ferdinando III di Borbone, per evitare che gli allievi fossero costretti a tornare a casa nell'ultimo quadrimestre di studi, poiché l'istituto non disponeva di fondi bastevoli per mantenerli fino a quei periodi. I ragazzi vestivano alla greca, con una tunica blu lunga fino ai talloni che terminava con un orlo di colore rosso.
Il seminario possedeva dei terreni in via Angiò, nei pressi dell'attuale Istituto dei ciechi e, a memoria, esiste a tutt'oggi in quella zona un cortile denominato "Seminario Greco" in cui si trova un'antica fontanella in muratura.
All'interno della struttura educativa esisteva un ritratto marmoreo in alto rilievo del suo fondatore, ad opera di Ignazio Marabitti. Per la fama di santità del Servo di Dio Padre Guzzetta, morto nel 1756 e le cui spoglie ora riposano nella Cattedrale dell'Eparchia di Piana degli Albanesi, è in corso una causa di canonizzazione come Venerabile.
Probabilmente se i nostri studenti, calpestando il suolo delle loro scuole, conoscessero già la storia che quei pavimenti e quegli ambienti conservano e raccontano, ne comprenderebbero meglio l'importanza.
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